Antonio Botta
Antonio Botta che era fervente nella vita di preghiera e non lasciò neanche quel giorno di recarsi al lavoro recitando il Santo Rosario. Antonio Botta era andato quella mattina nella sua vigna, per legare i tralci già potati, ma, ricordando che la vigna di un suo parente non era ancora stata potata, vi si stava recando per compiere quest’atto di carità. Strada facendo pregava la corona del Rosario quando, giunto presso un torrente ricco d’acqua, nella valle del Letimbro, si chinò per lavarsi le mani e con suo grande stupore si accorse di qualcosa di prodigioso.
Dalle sue stesse parole, con le quali dette testimonianza alle autorità civili e religiose, riviviamo anche noi, oggi, quel fatto meraviglioso: «Nell’anno 1536 il 18 marzo, in giorno di sabato, io Antonio Botta fu Giacomo, del borgo di San Bernardo, distretto della Città si Savona, essendo a lavorare circa al levar del sole in una mia proprietà, scesi per lavarmi le mani in un fiumicello vicino a quella, e, lavandomi, ecco dal cielo discendere un gran splendore, per il quale molto sbigottito fui per cascare in terra tramortito, talmente che mi cascò la berretta di capo, e subito poi sentii una voce nello splendore qual mi disse: “Levati e non dubitare, ch’io sono Maria Vergine” e rizzandomi mi parve di vedere, ma pur offuscamente nello splendore, la forma di una donna, la quale in tal modo mi incominciò a parlare: “Va’ al tuo confessore e digli che annunzi in chiesa al popolo che digiuni tre sabati e faccia la processione tre giorni in onore d’Iddio e della sua Madre; tu poi ti confesserai e comunicherai, il quarto sabato, in questo luogo tornerai”, e dicendo questo sentii passare per la strada pubblica alquanti mulattieri, onde io dubitando che ci vedessero mi volli nascondere, ma lei mi disse: ”non ti muovere, che non potranno vedere né l’uno né l’altro”. Dopo che ebbe dette queste parole, disparve la figura con lo splendore insieme».
Ebbe due mogli, la seconda era serviente nell’ospizio di N. Signora, infatti dopo l’apparizione Antonio vi stette come custode. Nota è la descrizione della sua camera, mutata poi in oratorio. Esaltato dal miracolo, si fece più taciturno, più umile. Di lui hanno scritto Verzellino, Ippolito Zocca e Teofilo Minore. La lapide dell’epigrafe ora si trova murata nella parete sinistra dell’atrio del Palazzo degli Anziani in Savona, Piazza del Brandale. Tratto da "Schedario degli uomini illustri in Savona " di Ernesto Baldassarre e Renato Bruno su gentile concessione della Società Savonese di Storia Patria.