Oratorio Nostra Signora di Castello

Cosa vedere a Savona: NS Castello | © Archivio visitsavona Cosa vedere a Savona: NS Castello | © Archivio visitsavona
L’Oratorio della Confraternita di Nostra Signora di Castello si trova in una zona centralissima della città: rimane inglobato tra le case, affacciandosi su Piazza Sisto IV, a fianco del palazzo comunale.

È la sede della più antica Confraternita di Savona, esistente già dal lontano 1260. L’attuale edificio è il frutto di una serie di rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli: le sue origini sono riferibili al 1544, ma la struttura visibile è databile al 1755, anno nel quale venne ricostruito a seguito di un brutto incendio. L’Oratorio deve la sua intitolazione alla Cattedrale di Nostra Signora di Castello, che gli rimaneva esattamente alle spalle.

La facciata dell’edificio è difficile da distinguere, poiché risulta completamente integrata tra i palazzi ottocenteschi che ne tracciano l’aspetto esteriore; unico elemento che aiuta ad individuarla è l’iscrizione su marmo bianco presente proprio sopra il portone principale ed è stupefacente come un edificio di così ampio respiro possa essere quasi indistinguibile dall'esterno.

È ad aula unica, in pieno stile rococò e arricchito solamente da stucchi. Lo sguardo, però, viene immediatamente rapito dall'imponente polittico posizionato nella zona absidale: “Madonna e Santi” di Vincenzo Foppa, completato da Lodovico Brea. Sembra quasi risplendere di luce propria nella monocromia dell’ambiente interno, gioco forza l’imponente presenza di oro e le dimensioni. Vincenzo Foppa nasce in un paesino vicino a Brescia tra il 1427 e il 1430 ed è considerato uno dei principali esponenti della pittura rinascimentale nel Nord Italia.

In Liguria venne solo due volte: la prima per adempiere a una importante commissione voluta dalla famiglia Doria; la seconda, qualche anno più tardi, nel 1489 per realizzare questo polittico dal gusto un po’ arcaicizzante. All'interno dell’Oratorio sono conservate anche tre interessanti casse processionali, raffiguranti una “Deposizione” di Filippo Martinengo, un “Cristo Morto” di scuola romana del XVI sec. e una “Pietà” di Stefano Murialdo.

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